SINTESI RAGIONATA DELLA STORIA CONTEMPORANEA
La SINTESI della storia contemporanea intende supportare le sezioni tematiche del sito con informazioni essenziali circa gli avvenimenti degli ultimi due secoli. Il criterio utilizzato è quello della disposizione cronologica secondo filoni tematici. Questo permette di seguire anche un solo filone (ad es. la storia dell'Italia) senza dover estrapolare poche righe da ogni paragrafo. E' da tenere presente che le parti indicate genericamente per periodo (p.e.“anni 40- 50” ) si rivolgono alle vicende più significative degli stati che più di altri hanno segnato lo sviluppo dell'intero pianeta. Per quanto riguarda questa prima fase Francia e Gran Bretagna.
parte 1 - sintesi 1815-1870
parte 2 - sintesi 1870 - 1913
parte 3 - sintesi 1913-1945
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La Restaurazione
Al Congresso di Vienna del 1815 gli stati vincitori contro Napoleone decisero il nuovo assetto geografico e politico dell'Europa. Ecco come ogni stato si organizzò per rispondere all'ondata rivoluzionaria che aveva sconvolto il continente tra il 1790 e il 1814:
RUSSIA_ Alessandro I sembrava concedere qualche libertà; poi condizionato da Metternich (I ministro austriaco e “regista” del congresso) ritirò tutte promesse. Nascono le società segrete.
PRUSSIA – Comanda il re, coadiuvato dalla grande nobiltà dei proprietari terrieri (Junker)
AUSTRIA – Metternich impone un regime di burocrazia e polizia.
ITALIA – Aumenta il potere della chiesa; forte la presenza di truppe asburgiche per prevenire le attività dei liberali. La Lombardia vede i primi segni di sviluppo industriale. Vittorio Emanuele I in Piemonte è molto reazionario. In Toscana il regno di Leopoldo II si distingue per le aperture sia in campo economico che civile: nasce “L'Antologia” di Viesseux. Vaticano e Regno di Sicilia dominate da politiche reazionarie.
SPAGNA – Rinnegata la costituzione del 1812 e avviata una dura politica di reazione.
GRAN BRETAGNA – Potere all'aristocrazia terriera.
Camera dei Lords/Camera dei Comuni/RE. Nuovo sistema di investimento agricolo che favorisce la concentrazione fondiaria. Nel 1820 prevale la linea conservatrice e la politica protezionistica.
Le società segrete
Nascono le società segrete perché in tempi di politiche reazionarie non c'è altro modo per opporsi al regime. Non coinvolgono operai e contadini, sono un fenomeno tipicamente borghese. La più importante era la Carboneria con finalità costituzionali. In Italia le società segrete aspiravano all'unità nazionale.
I moti del 1820
SPAGNA Il 1° gennaio del 1829 a Cadice Rafael Riego, colonnello di un reggimento dell'esercito, si ammutina e chiede il ripristino della costituzione del 1812. Il re Ferdinando VII, per evitare guai, convocò la Cortes (una specie di assemblea costituente).
REGNO DELLE DUE SICILIE si ripete quanto visto in Spagna: un parte dell'esercito si ribella e chiede la vecchia costituzione: in un primo momento viene concessa.
In entrambi i paesi l'intervento delle truppe straniere (Francia in Spagna e Austria in Sicilia) rimette le cose a posto. La reazione che segue è durissima.
GRECIA La società segrete Eteria (“libertà”) promuove l'insurrezione nelle isole del sud. In questo caso la rivolta trova l'appoggio della popolazione e la solidarietà delle potenze europee; nel 1822 viene annunciata l'indipendenza della Grecia dall'impero Ottomano. Ma la Turchia (appoggiata dall'Egitto) inizia una spietata repressione che suscita grande sdegno nell'opinione pubblica continentale.In nome della solidarietà tra cristiani ortodossi la Russia aiutò i resistenti, seguita da Francia e Gran Bretagna. Nel 1829 la Grecia fu riconosciuta indipendente.
Sul tavolo rimase una disputa tra Turchia ed Egitto circa il risarcimento per l'aiuto concesso, che sarà motivo per una serie di conflitti diplomatici e militari (vedi QUESTIONE D'ORIENTE).
RUSSIA si diffonde il movimento dei decabristi . Intorno al 1825 giovani borghesi pensavano di europeizzare la Russia ma furono schiacciati dalla repressione.
L'indipendenza dell'America Latina
Tra il 1816 e il 1824 l'intero sub-continente latinoamericano spezzò le secolari catene che lo legavano ai conquistadores iberici. La sollevazione riuscì perché:
1. Spagna e Portogallo erano ormai debolissime
2. I creoli erano simili per forza economica e volontà politica ai borghesi francesi della rivoluzione
3. I ribelli poterono contare sull'aiuto della Gran Bretagna e della sua economia.
La gerarchia sociale delle colonie era:
funzionari coloniali – coloni – meticci – indios – negri
Dopo alcuni falliti tentativi José de San Martin, alla guida delle truppe di ribelli indipendentisti, ottiene l'indipendenza nel 1816 dell'Argentina. Assieme a Simon Bolivar inizia poi una esaltante risalita del continente liberando a uno a uno tutti i territori in possesso della corona spagnola. L'ultimo è il Perù nel 1824. In Messico l'indipendenza è dichiarata nel 1821 per iniziativa di Agustin de Iturbide; mentre in Brasile l'indipendenza dal Portogallo è avvenuta senza alcuna rivolta a causa di un vuoto di potere. La volontà di fare un unico grande paese naufraga di fronte a piccoli interessi locali che risultarono insormontabili e alle pressioni provenienti dall'esterno.
Nel 1823 il presidente degli Stati Uniti proclama la “dottrina Monroe” in cui si sancisce il divieto per gli stati europei di occupare territori nel territorio americano.
Gli Stati Uniti
All'inizio del 1800 potevano contare su una popolazione di 4-5 milioni, di cui circa 300 mila erano i nativi americani (chiamati pellirossa per l'uso di dipingersi la pelle oppure indiani, accogliendo il riconosciuto errore di Colombo che pensava di essere sbarcato in India anziché nei Caraibi).
Lo stato era strutturato come una Federazione di 13 piccoli stati tutti affacciati sull'Oceano Atlantico. La vita politica era organizzata intorno a due partiti: il partito repubblicano che difendeva gli interessi degli agricoltori e il partito federalista che sosteneva le ragioni della borghesia industriale. Ottenuta l'indipendenza gli Usa proseguirono in una logica di consolidamento ed espansione: la guerra contro GB del 1812-15 per alcuni territori del Canada fu persa. Nel frattempo però l'espansione sia a sud che ad ovest procedette spedita (l'epopea del Far West).
Le rivolte del 1830-‘31
FRANCIA nel 1830 il re Carlo X fa un colpo di stato restringendo le libertà civili. L'opposizione parlamentare fece fallire il tentativo e creò il terreno per rivolte in città: furono le 3 giornate di Parigi concluse con la fuga del re la proclamazione della monarchia parlamentare guidata da Filippo D'Orleans. Nello stesso anno fu dato avvio alla politica colonialista con la presa di Algeri.
BELGIO la dinamica borghesia belga promosse un'insurrezione il 25 agosto 1830 che portò l'ano successivo al riconoscimento della secessione dai Paesi Bassi.
POLONIA in ottobre per iniziativa di alcuni reparti militari fu tentata la secessione dall'impero russo. La reazione dello zar Nicola I fu spietata.
ITALIA I tentativi dei mazziniani e dei tanti romantici liberali fallirono praticamente tutti.
GRAN BRETAGNA a differenza degli altri paesi il governo portò avanti una politica di integrazione sociale legalizzando le associazioni (1824) e allargando il corpo elettorale (1834).
Verso il '48
FRANCIA con Filippo D'Orleans la Francia poteva vantare un regime liberale moderato con un censo di circa 200000 cittadini. Il movimento socialista muoveva i primi passi, intrecciandosi con spinte repubblicane mai sopite. Intorno al 1835 l'attentato al re la condanna antiliberale della chiesa. I politici principali del periodo furono Thiers e Guizot, in luce nei moti del '30 ma poi fieri oppositori di riforme sociali importanti.
GRAN BRETAGNA i partiti principali sono il Conservatore e il Liberale. In questa fase inizia il periodo d'oro della storia britannica che coincise con la permanenza al trono della regina Vittoria dal 1837 al 1901. Infatti questa è detta anche “età vittoriana”. Nel 1838 esplode il movimento cartista con rivendicazioni operaie in parte represse in parte accolte.
Nel 1846 avviene il fondamentale passaggio politico dell'abolizione del dazio sul grano: sostenuto dai liberali fu approvato dal parlamento quando a capo del governo c'era il conservatore Peel. La decisione favorì le esportazioni di manufatti e prodotti industriali in genere a scapito della rendita per proprietà terriera e produzioni agricole.
SVIZZERA nel 1845 uno scontro tra liberali e conservatori consente ai primi di far approvare una costituzione in linea con quanto auspicato dalla diplomazia inglese.
ITALIA
Caratterizzata da una frammentazione molto accentuata, si può notare una generale debolezza delle categorie sociali “utili” per le rivoluzioni: borghesia e proletariato. 1831 Mazzini fonda la Giovine Italia . Lui voleva la Repubblica e l'unità. Pensava di riuscire attraverso le insurrezioni di piccoli contingenti e l'efficacia della propaganda popolare. Critica il comunismo (agli albori) perché contrario a famiglia, nazione e proprietà. Non legando la sua iniziativa alla questione agraria fallì sempre. I numerosi e spesso tragici blitz di giovani mazziniani finirono con lo screditare Mazzini stesso e l'associazione. I più celebri patrioti trucidati nell'indifferenza o nell'ostilità dei contadini furono: i fratelli Bandiera, Jacopo Ruffini, Raffaele Pepe.
C'era però anche una nutrita schiera di patrioti moderati, che guardavano con crescente simpatia al Piemonte della dinastia Savoia. Proprio in questi anni si ebbero le prime avvisaglie di un timido riformismo.
QUESTIONE D'ORIENTE
• crisi 1832-33
Per l'aiuto nella repressione dell'insurrezione greca il Sultano aveva promesso la Siria al Pascià d'Egitto. Non mantiene la promessa e scoppia il contenzioso. La Russia appoggiò la Turchia in cambio dell'apertura dello stretto dei Dardanelli (apertura verso il Mar Mediterraneo). Anche la Gran Bretagna si mette dalla parte dei turchi mentre la Francia caldeggiò la rivendicazione egiziana. Quest'ultima riuscì a farsi riconoscere il controllo della Siria.
• crisi 1839-41
La Turchia promosse un'azione militare contro l'Egitto per riprendere la Siria. Allarmate per un possibile nuovo espansionismo francese GB, Russia, Prussia e Austria sfruttarono al situazione per intervenire sulla “questione d'oriente”. Il ministro britannico Palmerston ottenne un successo diplomatico facendo chiudere gli stretti; una opzione che fu accettata perché impediva a chiunque di trarre vantaggio.
COLONIALISMO
Dalla metà dell'Ottocento i principali paesi europei furono impegnati in una corsa alla conquista coloniale senza precedenti. Grazie alla supremazia tecnologica e militare e ad una sostanziale riuscita della politica di equilibrio stabilita a Vienna, Francia, Gran Bretagna, Belgio, Germania ecc. poterono guardare al resto del mondo come a un terreno di conquista.
GRAN BRETAGNA aveva bisogno di colonie per “piazzare” l'enorme produzione industriale e per approvvigionarsi di materie prime. La colonia di riferimento dell'impero di sua maestà fu, dal 1876, l'India. Come fecero 70000 militare a sottomettere 300 milioni di indiani?
Nel 1815 la Compagnia delle Indie diventa un organismo del governo inglese. Nel 1858 la penetrazione inglese fa un ulteriore salto di qualità, con la forte presenza di truppe militari, lo scioglimento della Compagnia e alcune riforme strategiche volte a minare l'assetto socio-politico del subcontinente (no schiavi, lingua inglese nelle scuole ecc.).
(….)
Anche con la Cina gli inglesi ebbero interessi conflittuali; lo scontro riguardava il controllo del commercio di oppio ed ebbe come conseguenza la conquista di alcune “enclave”, tra cui Hong Kong (1840). Sempre nel 1840 il parlamento inglese concesse l'autonomia al Canada; mentre si completava la colonizzazione di Australia e Nuova Zelanda. Il Sud Africa entrò nell'orbita britannica a cavallo del secolo XX, al termine di una terribile guerra contro i contadini olandesi da molti anni insediati in territori improvvisamente scoperti ricchi di oro e diamanti.
FRANCIA La conquista dell'Algeria del 1830 fu un preambolo della grande conquista che i francesi fecero in Africa, ma ne costituì anche una esperienza particolare perché realizzò una vera e propria colonizzazione; trasferendo cioè una porzione consistente di popolazione francese sul territorio annesso.
OLANDA consolidò in forma di colonia il controllo commerciale delle isole del sud est asiatico. Ancora in uso il sistema schiavistico.
SPAGNA E PORTOGALLO persero progressivamente tutte le colonie dell'America Latina.
Il 1848
Date e luoghi delle principali sollevazioni:
12 gennaio Palermo
22 febbraio Parigi
13 marzo Vienna
14 marzo Berlino
17 marzo Milano
22 marzo Venezia
12 giugno Praga
Perché tutto nel 1848? Ci fu una convergenza tra questione nazionale, riforme liberali e questione sociale (processo di lunga durata) e l'incidenza della crisi economica del 1846-47.
FRANCIA La Francia era più avanzata economicamente e socialmente degli altri paesi continentali, non aveva problemi di nazionalità e aveva integrato in parte la borghesia nella monarchia di Filippo d'Orleans. La questione sociale era pertanto prevalente. Quando in seguito a una crisi governativa fu vietato un banchetto (era un tipico modo di svolgere attività politica) a Parigi si alzarono le barricate. In soli due giorni il potere monarchico fu abbattuto e proclamata nuovamente la repubblica:
“Era un fatto straordinario e terribile di vedere nelle sole mani di coloro che non possedevano nulla tutta questa città immensa piena di ricchezza” Alexis de Toqueville
Il governo repubblicano adottò una politica radicale andando incontro ad un fallimento totale. Le elezioni diedero la maggioranza ai moderati. Rivolte durissime tra governo borghese e proletariato; alla fine la repressione lasciò una grande paura che facilitò l'elezione a presidente di Luigi Napoleone come esponente del “partito dell'ordine".
Fu la vittoria delle campagne cattoliche e conservatrici. Uno dei primi atti fu l'aiuto al papa Pio IX per abbattere la repubblica di Roma.
In pochi mesi Luigi Napoleone consolidò al punto il suo potere da rilanciare una politica imperialista.
AUSTRIA Furono i liberali ad innescare la miccia. Metternich rifiutò le loro richieste di riforma e nelle vie di Vienna ci furono duri scontri. In seguito il re licenziò Metternich e concesse una costituzione e qualche libertà civile. In tutte le regioni dell'impero prendono forza i movimenti indipendentisti; per non perdere Ungheria, Italia e Boemia l'Austria fa marcia indietro e sceglie la linea della repressione.
ITALIA
Gli stati italiani rappresentano il caso più complicato. La questione nazionale è quella prevalente, si intreccia con un riformismo di stampo liberale e con aspirazioni espansionistiche della casa Savoia. La politica di Pio IX aveva entusiasmato i circoli conservatori che avevano avanzato una ipotesi neoguelfa, ovvero con il Papa a capo di una lega di stati italiani (“il primato degli italiani” di Gioberti). In pratica c'erano tre diversi schieramenti anti-austriaci
liberali/moderati
sovrani stati regionali
democratici
La guerra all'Austria passa attraverso fasi diverse.
FASE A – I liberali sfruttano la crisi interna dell'Austria e danno vita a rivolte a Milano (le cinque giornate a partire dal 18 marzo e Venezia. Intanto in tutti gli stati i sovrani hanno concesso costituzioni e libertà civili. Un successo dei liberali.
FASE B – Carlo Alberto dichiara guerra all'Austria dando vita alla I guerra di indipendenza . Commette più errori:
• interviene tardi, quando i cittadini del lombardo-veneto si erano già liberati da soli, dando l'impressione di voler trarre vantaggio da una guerra né combattuta né vinta.
• Sbaglia tattica militare lasciando a Radeski il tempo per riorganizzarsi all'interno del quadrilatero (Verona-Peschiera-Legnago-Mantova)
• Per timore di richieste di stampo democratico rifiutò l'aiuto dei volontari patrioti
• Fu ambiguo anche con gli altri re italiani. Lavorava per l'annessione al Piemonte.
All'inizio l'esercito piemontese ottiene qualche vittoria MA nell'estate l'Austria inizia la controffensiva, in Ungheria, in Boemia e in Italia. Radeski contrattacca costringendo Carlo Alberto a chiedere l'armistizio.
FASE C – I democratici – idealisti e romantici – non si arresero e attuarono un'azione molto forte di resistenza a Milano e Venezia, e di indipendenza a Roma e in Toscana. Erano radicali MA non avevano alcuna sensibilità verso la questione sociale, erano più l'ala sinistra dei moderati che una sinistra moderna. Il loro riferirsi al popolo era solo una cosa ideale, romantica; in realtà non erano minimamente interessati alla questione agraria e non capivano che per avere l'appoggio popolare c'era bisogno di includere nelle rivendicazioni anche la redistribuzione della terra in un paese composto al 90% da contadini.
La svolta reazionaria di Austria e Francia influì pesantemente sull'esito delle rivolte italiane.
Come si risolvono le rivoluzioni?
I rivoluzionari francesi subiscono una repressione durissima, contando 1500 morti negli scontri, 3000 fucilati e più di 4000 deportati. Il tentativo di governo radicale era miseramente fallito e il potere era tornato, nella nuova forma di Repubblica presidenziale, nuovamente nelle mani dei conservatori grazie alla figura dell'uomo forte Luigi Napoleone.
In Austria il potere si consolida nel nome della conservazione verso l'interno e della repressione nella gestione delle province di Ungheria, Italia e Boemia.
In Italia resta tutto come prima e, anzi, la tutela austriaca si fa più opprimente. Unica eccezione il Piemonte che, con il nuovo sovrano Vittorio Emanuele II , mantenne alcune libertà formali.
Anni '50 – ‘70
GRAN BRETAGNA sono i venti anni di predominio del partito liberale con i “grandi” primi ministri Palmerston e Gladstone: lavorarono per favorire lo sviluppo economico, l'espansione commerciale e la modernizzazione della società.
FRANCIA A seguito del colpo di mano del 1849 il presidente Luigi Napoleone accentrò i poteri e, attraverso plebisciti e nuove elezioni, cambiò costituzione e governo. Nel 1852 fu restaurato l'impero. Consenso diffuso nella popolazione. Non fu un monarca conservatore; con l'appoggio ai movimenti liberali (in Italia) fu descritto anche come “impero liberale”. In effetti in questi anni l'economia e la finanza francese ebbero una forte crescita.
Guerra di Crimea
Perché? La Russia voleva lo sbocco al mare. Fu usato come pretesto al contropartita che la Turchia doveva ai russi per l'aiuto nella crisi degli stretti. La diplomazia si dichiarò sconfitta nel 1853 e l'anno successivo scoppiò lo guerra di Crimea . Gran Bretagna e Francia aiutarono l'impero ottomano. Nel 1855 anche il Piemonte mandò un suo contingente dalla parte dei turchi. La guerra ebbe termine nel 1856 con la sconfitta della Russia: il Mar Nero rimase neutrale; la Romania e la Serbia (territorio dell'impero ottomano) furono dichiarate autonome; la Turchia mantenne l'integrità territoriale. Entrato nell'epica militare l'assedio di Sebastopoli roccaforte russa sul Mar Nero, durato un anno e costato la vita a migliaia di soldati di una parte e dell'altra.
RUSSIA
In seguito alla cocente sconfitta Alessandro II (lo zar succeduto a Nicola I) iniziò un processo di riforme, nell'intento di colmare il divario con le altre potenze europee. La riforma più importante riguarda la fine della servitù della gleba sancita nel 1861 . L'industrializzazione fu finanziata con capitale straniero e promossa interamente dallo stato. Non esisteva una borghesia capitalistica; piuttosto una élite intellettuale (“intellighenzia”). Nel 1863 la sollevazione in Polonia, illusa di potere ottenere l'indipendenza, fu schiacciata nel sangue. Dagli anni '60 si diffusero in Russia teorie rivoluzionarie, andate sotto il nome di “populismo” con teorici anche di grande influenza come ad esempio l'anarchico Bakunin.
Colonialismo
Nel 1857 la Gran Bretagna reprime una rivolta in India, iniziando in modo sistematico l'occupazione militare della regione. Iniziato anche lo sfruttamento intensivo di tutte le materie prime o dei prodotti alimentari (per esempio il thé) che potevano essere utili alla madrepatria. Nel 1876 fu dichiarato lo status di impero per i territori indiani.
Tra il 1854 e il 1865 la Francia militarizzò l'Algeria e si impossessò del Senegal. Dal '58 in Indocina guerra dell'oppio.
La Russia completò la penetrazione in Siberia, in Caucaso, nel nord Cina (fino a Vladivostock), in Asia centrale ( Kazakistan, Turkmenistan ecc.)
L'Unità d'Italia e la II guerra di indipendenza
Solo il Piemonte non reazionario dopo il1848. I principali politici del parlamento piemontese Cavour e Rattazzi si accordarono (accordo passato alla storia come “ connubio ”) per isolare le ali estreme e procedere con le riforme di marca liberale.
Intanto proseguivano i fallimenti dei mazziniani, lasciando ai moderati l'unica opzione credibile per una revisione dei confini statali. Cavour inserì l'Italia nel gioco degli equilibri geopolitica con la partecipazione alla guerra di Crimea: così trovò un posto al tavolo dei vincitori alla conferenza di Parigi e mise in guardia i sovrani europei del “pericolo rosso” nell'Italia borbonica e pontificia.
1857 fondata la Società Nazionale. Con questa mossa Cavour ottiene la fedeltà e l'aiuto dei più influenti cospirati da Manin a Garibaldi. Rottura dei rapporti diplomatici con l'Austria.
1858 un giovane anarchico Felice Orsini compie un attentato contro Napoleone III. L'azione fallisce, il giovane viene arrestato e condannato a morte: ma il re francese si convinse della necessità di fare qualcosa per l'Italia. Con gli accordi di Plombiers Cavour face firmare a Napoleone III un patto difensivo.
1859 Per provocare l'Austria le truppe Piemontesi iniziarono grandi manovre militari sui confini; di fronte all'ultimatum dell'Austria Cavour rifiutò e, ad aprile, ottenne la dichiarazione di guerra. Scattò quindi l'accordo e Napoleone III scese in Italia a guidare le operazioni militari.
MAGENTA – SOLFERINO – SAN MARTINO sono i principali campi di battaglia, per altrettante vittorie dei franco-piemontesi. Intanto nel centro Italia le insurrezioni fecero cadere i governi di Modena, Parma e Granducato di Toscana.
11 luglio – PACE DI VILLAFRANCA. La Lombardia passò al Piemonte. I plebisciti nell'Italia centrale (marzo 1860) allargarono ulteriormente i confini del Regno di Piemonte.
1861 Cavour era a posto così. Per i democratici però l'occasione era troppo favorevole (peraltro era morto il re dei borboni Federico II) per non completare l'unità nazionale. Garibaldi organizza una spedizione partendo da Quarto la notte tra il 5 e il 6 maggio: arriva a Marsala e da lì, con poco più di mille uomini, riesce nell'impresa inverosimile di liberare l'isola. Allarmato dai successi dei democratici Vittorio Emanuele II scende attraverso i possedimenti pontifici di Marche, Umbria e Lazio e si ricongiunge alle truppe garibaldine a TEANO il 26 OTT
In novembre altri plebisciti sanzionarono l'annessione anche di Marche e Umbria.
Il 17 marzo 1861 era annunciata la nascita del Regno d'Italia.
La Germania unita
Nel 1858 il nuovo re Guglielmo, succeduto a Federico Guglielmo IV, rompe la solidarietà tra regnanti tedeschi e punta all'egemonia prussiana. Otto von Bismark a capo del governo dal 1861, mette in pratica le ambizioni politiche del sovrano: contrasta le spinte liberali della borghesia e il ruolo stesso del parlamento ma avvia una serie di politiche per modernizzare il paese e dare una base di consenso al progetto di espansione economica e territoriale. Nel 1863 conquista tre ducati danesi, nel 1866 attacca l'Austria per una disputa territoriale. Vittoria facile e sorprendente. La Prussia integra in uno stato federale i ducati e principati tedeschi e impone lo scioglimento della Confederazione tedesca.
L'Austria reagisce alla sconfitta militare (e alla perdita del Veneto a favore dell'Italia) con un restringimento delle libertà civili ma anche concedendo all'autonomia legislativa al regno di Ungheria. Inizia il lungo regno di Francesco Giuseppe.
GUERRA FRANCO-PRUSSIANA nel 1870 l'espansionismo prussiano riprende in direzione francese. Il 19 luglio la Francia , provocata da Bismark, dichiara guerra (pensava di essere più forte) ma va incontro a una rovinosa sconfitta. A Metz il 18 agosto il trionfo prussiano. A Settembre Napoleone III viene fatto prigioniero e nasce la Terza Repubblica. E' il primo ministro Thiers che tratta la resa – durissima – a Versailles: la Francia perde le regioni dell'Alsazia e della Lorena.
Guerra civile americana 1861-1865
NORD – industria e spirito capitalistico
SUD –latifondi di cotone e tabacco per l'esportazione
Nel 1833 inizia il movimento antischiavista, ancora in vigore sotto una certa latitudine. Nello stesso tempo l'espansione ad ovest faceva nascere un paese basato su fattorie e grano / tabacco e schiavi.
Dal 1854 il partito repubblicano contro la schiavitù per rendere più dinamica l'economia interna, come serviva alle industrie manifatturiere del nord (Boston – New York – Philadelphia).
1860 Lincon presidente; uno smacco per il sud.
La miccia è accesa dallo stato della Virginia, che il 20 dicembre dichiara la secessione dagli Stati Uniti e la nascita della Confederazione. La confederazione era formata da 10 stati con capitale Richmond e presidente Davis.
La risposta fu la guerra civile. Il 12 aprile 1861 con la battaglia di Charleston vinta dai sudisti inzia il conflitto. Francia e Gran Bretagna forniscono un sostegno modesto al Sud.
Nel Nord il presidente Lincon promuoveva leggi fortemente ideologiche: fine della schiavitù e terre gratuite ai coloni. I generali dei due eserciti erano: LEE (sud) e GRANT (nord). Nel 1863 le truppe di Grant tagliano in due la Confederazione occupando il Teneesse e la Georgia. Il 9 aprile 1865 la guerra finisce. Cinque giorni dopo Abramo Lincon è assassinato a teatro da un attore sudista.
La modernizzazione del Giappone
Nel 1850 il Giappone appariva immerso nell'età feudale o in qualcosa di simile. [1] La struttura di potere era così composta:
Casa imperiale – shogun
Famiglia reale – tokugana
Grandi feudatari – daymo
Nobiltà inferiore – samurai
Plebe – contadini, operai, commercianti
Nel 1863 un daymo bombarda le navi straniere (americani, francesi, inglesi e olandesi avevano interessanti canali commerciali con le città portuali) esaltando il nazionalismo, in contrapposizione allo shogun considerato troppo arrendevole con le potenze occidentali. Scoppia una guerra civile che si conclude soltanto nel 1868 con la proclamazione dell'imperatore Mutsuhito detto Meiji.
Meiji avvia un processo di riforme straordinario, basato sulla copia del sistema degli stati occidentali e sostenuto con grande vigore dall'interventismo statale. La disciplina con cui il popolo giapponese ha seguito le indicazioni del governo hanno realizzato il più rapido salto in avanti fino ad allora concepibile. Tra le altre cose il sistema gerarchico pseudofeudale viene abbattuto; la scuola diviene obbligatoria; il servizio militare anche; l'industrializzazione pianificata e promossa con ogni mezzo. Alla fine del secolo, all'insaputa di tutte le cancellerie del mondo, il Giappone era già una potenza economica e militare capace di tenere testa ai più forti eserciti del mondo.
L'Italia della destra e la III guerra di indipendenza
L'unità d'Italia pone ai primi governi, guidati dalla maggioranza parlamentare conservatrice, problemi enormi, legati in gran parte alla incredibile diversità delle regioni italiane. Come fare, quali criteri seguire, per dare unità burocratica, militare ed economica al nuovo regno?
Dati: 78% di analfabeti
2100Km di ferrovie
2% il corpo elettorale
Fu rinnovata l'alleanza con i grandi proprietari del sud ed esteso a tutto il territorio la legislazione e il regime fiscale in vigore in Piemonte. Scelte fatte in nome della continuità.
1° governo – Bettino Ricasoli (1861-1862)
2° governo – Urbano Rattazzi (1862)
Nei pochi mesi della sua guida il governo fu messo in difficoltà dall'iniziativa di Garibaldi per prendere Roma: le truppe reale si scontrarono con quelle irregolari del grande generale in Aspromonte.
3° governo – Minghetti
Accordo con la Francia per lasciare Roma al Vaticano. La capitale sarebbe stata Firenze; proteste a Torino.
4° governo – La Marmora (1864-1866)
Firenze diventa capitale, viene stipulato un accordo militare con la Prussia.
Pochi mesi dopo lo scontro Prussia-Austria induce l'Italia ad approfittarne per prendere il veneto ( III guerra di indipendenza ). Le battaglie di CUSTOZA sulla terraferma e LISSA sul mare, sono due umilianti sconfitte per il giovane esercito nazionale. La sconfitta dell'Austria permette comunque all'Italia di acquisire il Veneto (pace di Vienna, ottobre 1866).
Governi Ricasoli e Rattazzi [2] - tiene banco la questione romana.
Governo Menabrea – c'è il tentativo fallito di Garibaldi (1867)
Nel 1870 la Francia , che s'era fatta paladino della causa vaticana, sconfitta dalla Prussia, abbandona il Papa al suo destino. Il governo italiano rompe gli indugi e occupa la città di Roma, con il celebre ingresso dei bersaglieri dalla breccia di Porta Pia (20 settembre). Un plebiscito sanzionò l'annessione.
BRIGANTAGGIO (1861-1865)
Il fenomeno dei “briganti”, cioè fuorilegge a giro per le campagne del sud, fu dovuto principalmente al peggioramento del livello di vita già molto basso, delle popolazioni del meridione dopo l'unità. L'aumento delle tasse e la leva obbligatoria (che toglie braccia ai contadini) scatenò una reazione che assunse la forma del brigantaggio e che fu strumentalizzata dal clero e dai borboni. Una inchiesta parlamentare guidata dal deputato Massari indicò molto bene la relazione tra cause ed effetto del fenomeno. Fu ignorata e risolto il problema con il pugno di ferro, cioè con una repressione molto dura. La politica dei governi di destra fu tutta orientata allo sviluppo industriale del nord: aumento delle tasse per i prodotti agricoli, il corso forzoso (stampa di banconote maggiore del valore corrispondente dell'oro), nessuna protezione per l'importazione di prodotti agricoli.
Fu grande soddisfazione per alla fine dell'età della destra storica, nel 1876, poter annunciare il raggiungimento della parità di bilancio.
1864
– I internazionale socialista con Marx e Bakunin. I contrasti tra le varie anime del movimento (comunismo, anarchismo, sindacalismo ecc) furono talmente forti da essere sciolta nel 1876.
- viene pubblicato il “SILLABO” enciclica apostolica in cui si condanna tutto ciò che è moderno, dalla libertà di coscienza alla scuola laica, dal liberalismo al socialismo.
SINTESI RAGIONATA DELLA STORIA CONTEMPORANEA
Parte II – 1870-1914
(…) tanta parte delle attuali caratteristiche dei tempi nostri ebbe origine, a volte improvvisamente, nei decenni anteriori al
E. Hosbsawn, L’Età degli imperi 1875-1914
Dopo il 1870
Comincia l’azione terroristica a favore dell’indipendenza irlandese; anche in parlamento emerge la “questione irlandese” con l’ostruzionismo dei deputati eletti nell’isola “verde”.
1884 il corpo elettorale passa da
Francia
In seguito alla sconfitta con
COLONIALISMO
Nel 1876 la regina Vittoria diventa imperatrice d’India. Molto diffuse ideologie razziste ed espansionistiche. I conservatori erano decisamente schierati per l’espansionismo mentre i liberali auspicavano una politica di mantenimento dei confini già vastissimi dell’impero.1885 primi episodi di insurrezione in India. La contesa per il canale di Suez, aperto nel 1869, fornirà alla Gran Bretagna l’occasione per portare sempre più truppe nell’area, fino a conquistare l’intera regione tra Egitto e Sudan (completata nel 1898).Tra il 1898 e il 1902 guerra contro i boeri in Africa del Sud. Naturalmente fu un’altra vittoria.
FRANCIA dal 1871 l’Algeria viene colonizzata: in seguito ad una rivolta la repressione porta alla politica di consolidamento del territorio attraverso una vera e propria colonizzazione; diventa una seconda Francia. Negli anni successivi conquista
Germania
La grande Prussia diventa Germania, federazione di 25 stati autonome ad esclusione della politica estera e della guida economica decise dal governo del cancelliere. Il governo non rispondeva alla maggioranza parlamentare (reichstag) bensì solo al Kaiser (l’imperatore). La guida di Bismark punta a rafforzare lo stato, indebolendo sia il mondo cattolico sia il movimento socialista. Grande esaltazione del nazionalismo tedesco e concessione di un primo pionieristico sistema di assicurazione sociale per i lavoratori dell’industria. Bismark era contrario alla politica coloniale mentre gli industriali erano favorevoli. Ebbero la meglio gli industriali e anche
1888 sale al trono Guglielmo II con l’idea di realizzare il secondo Reich. L’antagonismo con Bismark porta quest’ultimo alle dimissioni nel 1890.
1867 concessa la costituzione. Il re manteneva ampi poteri, così come il clero nella società austriaca. Diventano pressanti le spinte indipendentiste:
CECOSLOVACCHIA: Masaryr leader del movimento per l’indipendenza della Boemia e Slovacchia fonda nel 1900 il partito progressista.
UNGHERIA supremazia magiara sulle tante minoranze. Si propone il problema delle minoranze etniche nei nuovi stati nazionali. Rimane lo status di impero Austro-ungarico.
Russia
Dopo il 1865 Alessandro II ripiega su posizioni conservatrici. La borghesia è ininfluente. E’ invece il “populismo” una corrente politica radicale di sinistra a prendere campo, facendo nascere anche una forma di terrorismo politico. Nel 1881 lo Zar viene assassinato. Il successore Alessandro III abbandona la strada del timido riformismo e approva un piano di repressione e “russificazione” delle province: Polonia, Ucraina, Finlandia ecc.
1894 NICOLA II
Con questo zar
La parità di bilancio era costata carissimo sul piano dell’equilibrio sociale. Le riforme erano indispensabili. Dal punto di vista della provenienza del corpo politico c’è da registrare la fine del monopolio degli uomini del nord e della grande nobiltà.
DE PRETIS nel 1875 si presenta con il celebre “discorso di Stradella” in cui promette un po’ di tutto inaugurando la demagogia elettorale. L’anno successivo diventa capo del governo. Anziché rivoltare la linea politica cambia pochissimo, inventando praticamente il “trasformismo” che annacqua le differenze politiche dei due principali schieramenti (conservatore e progressista) con una pratica di governo consociativa e accomodante per tutti. Allo stesso tempo la maggioranza parlamentare mantiene in costante marginalità le ali estreme della rappresentanza politica sia a destra che a sinistra. E’ stato accertato e storicamente riconosciuto il ricorso alla pratica della corruzione e dei brogli per mantenere in efficienza il sistema.
Riforme importanti:
- 2 anni di scuola obbligatoria
- Abolizione della tassa sul macinato
- 1883 abolizione del corso forzoso
- Aumento del corpo elettorale
1882 TRIPLICE ALLEANZA l’Italia stipula un patto difensivo con gli imperi centrali di Austria e Germania. Inizia l’avventura coloniale con il tentativo – fallito – di conquistare l’Etiopia.
1887 governo CRISPI Riprende l’aspirazione imperialista. 1889 Trattato (bilingue) di Uccialli fatto con il re etiope MENELIK. Una diversa interpretazione della traduzione permise quel contenzioso che portò alla guerra tra Italia e Etiopia.
Altre leggi di rilievo del periodo: diritto allo sciopero; abolita la pena di morte.
Il governo cerca di contrastrare l’ascesa del movimento socialista, che dal
29/07/1901 assassinato il re Umberto I. Gli succede Vittorio Emanuele III
Il governo intanto è a guida moderata. Con il nuovo secolo arriva anche lo sviluppo economico e l’industrializzazione. I capitali furono trovati nelle banche e nello stato. La politica protezionistica favorì le fabbriche italiane ma svantaggiò i prodotti agricoli del sud. Queste scelte furono tra le cause della eccezionale ondata migratoria che interessò il popolo meridionale tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.
Stati Uniti
Lasciata alle spalle la guerra di secessione gli Stati Uniti devono scontare una divisione nord-sud molto forte: nel 1866 il razzismo prende la forma del famigerato Ku Klux Klan, cittadini bianchi anglosassoni protestanti (definiti dall’acronimo WASP) mossi da un’odio ideologico verso gli afroamericani liberati dalle catene della schivitù. A riflettere questa impostazione culturale sta la struttura economica. Gli stati del sud erano dipendenti ancora dalle grandi piantagioni e auspicavano una politica di liberismo; viceversa gli stati del nord – che imposero come vincitori il loro punto di vista – propugnavano il protezionismo a favore dei grandi gruppi industriali e finanziari. New York e Wall Street segnarono il nuovo corso della più grande repubblica del mondo. Un corso vincente, se è vero che nel 1898 c’è il sorpasso in termini di Pil assoluto degli Usa alla Gran Bretagna (primato ancora attuale) e che nel giro di pochi anni le immense ricchezze territoriali furono integrate a un sistema industriale in grande progresso.
- Conquista del West (sterminio e prigionia per circa 2 milioni di nativi)
- Taylor inventa il sistema a catena di montaggio
- Ai primi del Novecento Ford abbassa drasticamente il prezzo dell’automobile per consentire ai suoi operai di acquistarne una. Nasce il consumismo industriale.
- Grande violenza nella repressione di scioperi e delle organizzazioni sindacali.
Giappone
Altro paese uscito alla fine degli anni ’60 da una terribile guerra civile. Qui si afferma un potere imperiale determinato a modernizzare il paese sull’esempio europeo e in particolare tedesco. L’operazione ha qualcosa di sbalorditivo, mai visto e ripetuto. Agli occhi di un europeo poteva sembrare simile all’età medievale solamente nel 1866 per ritrovarlo militarmente competitivo e minaccioso a fine secolo.
1877 guerra tra Russia e Turchia. Gli strascichi della guerra di Crimea e la questioni degli stretti sono problemi aperti che periodicamente tornano a insanguinare lo scacchiere mediterraneo. La scintilla stavolta furono le rivendicazioni nazionaliste di Bulgaria e Erzegovina contro l’impero turco. La Russia – strumentalmente per via dell’interesse per la riapertura degli stretti sul mar Nero – si dichiarò protettrice degli slavi del sud e avviò una serie di azioni contro la Turchia.
Legata ad una serie di conflitti in territorio africano tra le altre potenze europee, la questione venne discussa al CONGRESSO DI BERLINO del 1878 e sancì l’autonomia di una regione bulgara, l’indipendenza di Serbia-Montenegro e il protettorato britannico su Cipro. Il mondo islamico stava perdendo la sua integrità territoriale.
Socialismo
Nel corso della II Internazionale (1871?) fu indetto il 1° maggio festa dei lavoratori e l’obiettivo comune per i lavoratori di tutto il mondo: le otto ore lavorative. La funzione dell’organismo era quello di fornire il riferimento internazionale a tutti i partiti socialisti e socialdemocratici. Inizialmente ne facevano parte anche anarchici ma furono espulsi nel 1898 per incongruenze. Emersero ben presto distinzioni tra due linee di tendenza che segneranno la lacerazione della sinistra per tutto il secolo successivo: ovvero la contrapposizione all’interno del movimento tra riformisti e rivoluzionari. Partendo dall’ideologia marxista si svilupparono diverse correnti, guidate da abili oratori e pensatori politici, come Bernestein (riformista), Kautsky, Rosa Luxemburg, Lenin (rivoluzionari), Sorel (sindacalismo rivoluzionario).
La chiesa
La chiusura assoluto nei confronti della modernità viene abbandonata con il pontificato di Leone XII che apre alla questione sociale. Il nemico numero uno è il socialismo, e contro di esso va accettata anche la democrazia liberale, demonizzata da Pio IX. Del 1891 è l’enciclica Rerum Novarium, che illustra questa nuova prospettiva di partecipazione dei cattolici nella vita sociale delle società di massa: mutuo soccorso, associazionismo, sindacati, partiti …. Ogni aspetto deve avere un riferimento preciso dal mondo cattolico. L’obiettivo è migliorare la vita delle fasce umili delle persone, tenere insieme le diverse classi sociali (“l’unità tra operai e padroni”) e scongiurare la rivoluzione socialista. Ma all’inizio del nuovo secolo la chiesa era già in piena restaurazione, accentuando il carattere di ubbidienza all’autorità e alla pura carità verso gli strati inferiori della società.
LA BELLE EPOQUE (1900-1914)
in realtà con il termine "belle époque" si è soliti riferirsi ad un periodo più lungo, che parte dagli anni '90 dell'ottocento o addirittura dagli anni '70. La visione italiana dello sviluppo però ci porta a considerare l'età della crescita e dell'ottimismo come una finestra più piccola tra i molti decenni di difficoltà.
Gran Bretagna
Insieme alla produzione industriale cresce il movimento operaio, che diviene sempre più organizzato e minaccioso. Nel 1906 viene costituito il partito laburista che raccolse le diverse anime della sinistra britannica (a differenza dei movimenti continentali non era rivoluzionaria ma riformista, per quanto radicale). La politica era dominata dai Tories conservatori, anche se occasionalmente andavano al potere i liberali. La crescita economica permise alla classe operaia di ottenere importanti conquiste: otto ore lavorative, riforma fiscale a svantaggio dei grandi proprietari terrieri. Il potere politico era ormai tutto in mano alla camera dei comuni (elezioni popolari) a scapito della camera dei Lords (rappresentanti nobiltà) e della monarchia (avviata ad un ruolo di semplice super-partes e guida spirituale del paese).
Teneva banco la questione irlandese, dove le spinte nazionaliste non erano più arginabili con concessioni autonomistiche, come la Home Rule di inzio ‘900. Anche il mondo coloniale dava segnali sempre più forti di insofferenza al controllo della corona britannica. In Sudafrica invece furono gli inglesi a sconfiggere i boeri olandesi per il controllo delle ricchissime miniere di diamanti.
Francia
Il governo, laico anche nelle connotazioni conservatrici, ruppe in modo drastico con il Vaticano. Nel 1905 nacque il partito socialista francese, guidato dal carismatico Jacques Jaurés. Le imponenti manifestazioni – represse duramente – fecero ottenere ai lavoratori il diritto alla pensione di anzianità e la domenica festiva.
I successi della sinistra allarmarono gli ambienti militaristi e reazionari, portando per risposta ad una forte crescita del nazionalismo. Nel 1914 il partito socialista vinse le elezioni politiche.
Germania
Tasso di sviluppo economico altissimo. Questa crescita strideva con la situazione geopolitica del mondo che premiava stati come la Francia e Gran Bretagna con imperi coloniali immensi, e gli Stati Uniti e la Russia con immensi territori ricchi di materie prime. I tedeschi volevano cambiare i rapporti di forza nel mondo. L’imperatore e gli industriali erano fortemente determinati a guidare una nuova fase di espansione. Di fronte al nazionalismo crescente il partito socialdemocratico (SPD) entra in crisi: la disputa tra rivoluzionari e riformatori paralizza l’azione della sinistra in Germania, e porta alla sconfitta alle elezioni del 1907. In seguito la linea del partito sarà meno internazionalista e più vicina alla linea politica del Kaiser, ovvero nazionalista. A guidare questa svolta furono Bebel e Noske che raccolsero i frutti con la vittoria del 1913. (bisogna ricordare però che in Germania il governo era nominato dall’imperatore e non dipendeva dal parlamento). In ogni caso gli operai tedeschi ottennero grandi concessioni in termini di welfare e stipendio. Una base di consenso molto ampia, che sarà molto utile al momento dello scoppio della guerra.
Russia
Lo zar Nicola II – un regnante di scarsissimo valore umano e politico – risponde alle sfide della modernità facendo appello alle tradizioni e ai vecchi valori religiosi e autocrati. Quella minuscola fascia di popolazione definibile come borghesia fece alcune richieste di riforme civili. La massa di operai proletari (non più di due milioni e mezzo concentrati su Mosca e Pietroburgo) era compattamente con i partiti marxisti. Anche i contadini, sparsi nella sterminata campagna russa, erano nella maggior parte attratti dalle teorie rivoluzionarie dell’estrema sinistra.
Inoltre la famosa intellighenzia russa partorì alcune grandi personalità politiche che riuscirono, nel volgere di pochi anni, di ottenere risultati inimmaginabili.
1905. Al governo ci sono i conservatori guidati da Witte. All’opposizione ci sono i liberali, in rappresentanza della borghesia. Al di fuori dal parlamento e al confine con la legalità ci sono i partiti rivoluzionari Contadino e Socialdemocratico (guidato da Lenin, Trocki e Martov).
La guerra contro il Giappone per il possesso delle isole Kurili si risolse in una sconfitta fragorosa. Sull’onda del disastro il 22 gennaio in 140000 invasero Pietroburgo per protestare contro lo zar. Le guardie armate spararono facendo 1000 morti, a cui seguirono altri scontri e scioperi. In ottobre prese corpo l’idea di democrazia alternativa di Trocki: nacquero i soviet del popolo: assemblee di operai, soldati e contadini in gradi di prendere decisioni politiche. Un vero e proprio contropotere ai vari prefetti e funzionari imperiali. Questa pressione porta ad ottenere elezioni con suffragio universale e le libertà civili. Viene istituito il parlamento russo, chiamato DUMA, ma ben presto viene sciolto per rifarlo senza i rappresentanti dei partiti di sinistra. A fine anno inizia la reazione violenta da parte delle truppe zariste; vengono sciolti i soviet e arrestati o uccisi i leader di partito. Il fallimento della rivoluzione del 1905 porta ad una rottura nel partito socialdemocratico tra menscevichi – guidati da Martov - e bolscevichi – guidati da Lenin e Trokji.
Stati Uniti
Il secolo si apre nel segno del presidente Theodore Roosevelt e della sua enfasi militaresca e nazionalista. Il segno politico è molto diverso da quello attuale, basti pensare che era dell’ala progressista dei repubblicani. La distinzione determinante era infatti l’approccio alla politica economica, protesa all’espansione capitalista e alla conquista di mercati internazionali. Funzionale a questi obiettivi era anche il superamento della conflittualità con il mondo operaio, ottenuto tramite alcune concessioni (otto ore, ferie, pensioni ecc.) e alcuni accordi di tipo corporativo con i sindacati che assunsero un ruolo a-politico all’interno delle fabbriche. Il successore di Roosevelt fu un presidente di alte visioni idealiste, W. Wilson, al quale lo sfascio della vecchia Europa diede l’occasione di illustrare una nuova visione per il nuovo mondo.
Italia
Sono gli anni di Giolitti, che propone una politica di apertura verso il movimento operaio, rispondendo così alle esigenze di moderati e riformisti. La contrazione economica terminò nel 1896, e si registrò il primo vero boom economico, concentrato per lo più nel triangolo industriale Milano-Torino-Genova. La spinta allo sviluppo viene da un connubio stato-privato che segnerà la struttura del capitalismo italiano fino ai giorni nostri. Lo stato ci mette i soldi e sceglie quali gruppi avranno commesse e lavori; il privato prolifera all’ombra di un mercato riservato e protetto, riservandosi di finanziare il partito politico o il clan di riferimento nei banchi di Montecitorio per riproporre in futuro lo stesso schema. Un sistema che ha prodotto numerose conseguenze negative, dalla scarsa capacità concorrenziale dell’industria italiana, all’affermazione su grande scale del metodo clientelare come percorso classico per portare avanti affari e carriere. Un imprinting culturale prima ancora che economico, in grado di costruire un’etica pubblica sui generis che apparirà ben presto come un carattere tout court dell’essere italiano, specialmente in questioni di soldi, economia, finanza e potere.
In ogni caso al Nord abbiamo un progresso complessivo: + industrie, + diritti civili, + comunicazioni, + scuole, + capitali e produzione industriale;
al Sud viceversa troviamo distese latifondiste di cereali con rendite passive per lo stato. Il potere dei notabili locali è mantenuto attraverso il “voto di scambio”. In questa stagnazione esplode il fenomeno dell’emigrazione, con milioni di cittadini italiani che cercano fortuna verso l’America e il Nord Europa. La tenuta dell’Italia e la sua crescita di inizio secolo devono molto anche alle rimesse in valuta pregiata di questi emigranti della disperazione.
Questa doppia faccia dell’Italia, era anche la doppia faccia del Giolitti politico: progressista al nord e corruttore-conservatore al sud. La sua idea era di integrare tutti i frammenti nello stato italiano. Propose al Psi di entrare in coalizione, spaccando così il partito (ala riformista di Turati, e ala rivoluzionaria di Labriola). La linea moderata di Turati è sconfitta e il socialismo italiano diviene massimilista in coincidenza con le maggiori concessioni che gli furono fatte (compresi aumenti salari e misure di assistenza sociale).
Le elezioni le vincono ancora i liberali.
1906 nasce la CGL
1910 nasce la CONFINDUSTRIA
Giolitti rinnova il protezionismo doganale, a favore delle industrie del nord.
Le elezioni sono vinte dal Partito Socialista, ma con un sistema proporzionale puro l’incarico di formare il governo va a Giolitti che trova il sostegno dei partiti liberale, popolare e altri minori. Il suo è un gabinetto debole e si trova costretto alle dimissioni già nel 1914. Una linea ben più aggressiva – in politica interna ed estera – si era affermata e trovò sbocco nella formazione del governo Salandra.
SINTESI RAGIONATA DELLA STORIA CONTEMPORANEA
Parte III – 1914-1945
Le alleanze pre-guerra
FR e GER erano divise da vecchie ruggini, a partire dai territori dell’Alsazia-Lorena che la Germania aveva strappato alla FR nel 1871. GB e GER erano le concorrenti mondiali nel risiko del colonialismo: Africa e Pacifico erano i fronti caldi della contesa. Le alleanze erano pertanto quasi di ordine naturale: da una parte FR-GBe Russia, dall’altra GER, impero austro-ungarico e impero ottomano (aveva perso il treno della seconda industrializzazione ed era in tutto e per tutto dipendente dai capitali tedeschi). E l’Italia. Indecisa come al solito! Legata dalla triplice alleanza a GER e AUS era sempre meno convinta della scelta. Infatti quando scoppiò la guerra, il governo di Roma, si appellò all'articolo 4 che sanciva la situazione di guerra difensiva, e si dichiarò neutrale.
Cina
Formalmente indipendente, la sua arretratezza consente a tutti i paesi europei di penetrarvi ecnomicamente e, talvolta, costituire sul territorio delle colonie indipendenti: Hong Kong per GB, Tapei il Portogallo, Nanchino l’Italia ecc. Nel 1900 alcuni giovani cinesi si ribellano alle “multinazionali” europee ma vengono trucidati dai soldati stranieri. I disordini offrono un nuovo spunto per colonizzare ulteriormente l’ex impero celeste. La parte nord-est della Cina (la penisola della Manciuria, le isole Sakhalin e la Corea), diviene terra di contesa tra Giappone e Russia. Nel 1905 scoppia la guerra, perché lo zar – sicuro di vincere – rifiuta ogni intesa. Ma vince il Giappone: per la prima volta nella storia un paese asiatico batte uno stato europeo.
Equilibrio internazionale:
FR preoccupata per l’espansionismo tedesco, cerca di intessere accordi diplomatici con mezzo mondo. La GER invece compie una serie di errori o sconfitte diplomatiche.
1° sconfitta diplomatica: FR e GER si contendono il Marocco. Viene fatta la conferenza internaz. E tutti sono favorevoli alla Francia. GB si comportò da protettrice della FR. All’epoca FR e GB erano militarmente molto più forti della GER, che ingoiò il boccone amaro.
2° sconfitta diplomatica: tentò un accordo con la Russia. Lo zar però si rimangiò la parola una volta tornato in Russia. I suoi consiglieri erano molto più vicini al mondo anglo-francese (il francese era, da secoli, una lingua parlata alla corte dello zar).
3° sconfitta diplomatica: nel 1907 GB e RUS sottoscrivono un accordo di spartizione del Medio Oriente. L’intesa GB-FR-Russia mette la GER nella condizione di essere accerchiata.
4° sconfitta diplomatica: nel 1913 l’Italia non rinnova la triplice intesa. Si sfila l’alleato a sud, che diviene anche un potenziale nuovo alleato dei suoi antagonisti.
Crisi Balcanica
Un altro fronte caldo era il nord Africa. La FR invade militarmente il Marocco, mentre la GER invia una flotta per impedirlo. Sono i generali inglesi che – intimando alla GER la possibilità di un attacco – fanno retrocedere le truppe del Kaiser. La GER però si sta attrezzando rapidamente per recuperare il gap dalla Gran Bretagna.
LA GUERRA
Riguarda paesi imperialisti mossi dalla volontà di ridefinire – o proteggere – i rapporti di forza nello scacchiere mondiale. Il 28 giugno 1914 a Sarajevo un giovane anarchico bosniaco, Gravilo Princip [2], spara – uccidendolo – al principe ereditario di Austria Francesco I. Lo fece – ironia della sorte! – per sostenere l’annessione della Bosnia alla Serbia. Per reazione l’AUS inviò alla Serbia una lista lunghissima di condizioni sottoposte a ultimatum (e non a trattativa). La crisi va avanti un mese circa, al termine del quale la Serbia rifiuta un punto solo; ma è sufficiente all’AUS per dichiararle guerra: è il 28 luglio 1914. Il gioco delle alleanze porta, nel giro di una settimana mezzo continente in guerra:
la RUS corse in aiuto dei fratelli serbi
la GER intimò alla RUS il ritiro, di fronte al no dichiarò guerra alla RUS;
FR e Belgio andarono in aiuto dell’alleato russo
GER e AUS inviarono un ultimatum anche a loro, determinato una nuova dichiarazione di guerra e l’ingresso nella contesa della GB, principale alleato della FR. Turchia e Bulgaria entrarono a fianco degli imperi centrali.
Avvicinando lo sguardo oltre la combinazione delle alleanze vediamo un grande nervosismo negli stati maggiori dei vari paesi. La propaganda internazionalista del socialismo indicava infatti il rifiuto da parte delle masse dei lavoratori a combattere la guerra imperialista: in molti temevano il boicottaggio dei seguitissimi partiti marxisti. E invece la propaganda nazionalista ebbe la meglio sulla propaganda socialista: tutti i partiti socialisti si schierarono con i rispettivi governi. Solo in Italia, Serbia e Russia i socialisti erano contrari. In FR il leader Jaurés pacifista fu ucciso alla vigilia della guerra.
I cittadini e i capi di stato erano convinti che il conflitto sarebbe stato breve e che si sarebbe concluso con una vittoria. I tedeschi avevano in mente il 1871, gli alleati le scaramucce di inizio secolo.
La grande guerra
Piano Schlieffen (dal nome del capo di stato maggiore) era il progetto per attaccare e battere rapidamente la FR, per poi liquidare GB prima che riuscisse a costituire un forte esercito di terra. A quel punto le operazioni sarebbero proseguite in Russia per conquistare importanti territori ad est.
Invece il conflitto prese subito un’altra piega. Conquistato il Belgio le truppe tedesche puntarono verso Parigi ma furono bloccati lungo il fiume Marna. Helmuth Ludwig Von Moltke (ger) e Joseph Joffre (fra) erano i generali che condussero la battaglia: entrambi attestarono gli eserciti lungo un confine mobile costituito da enormi trincee. Resterà questa la tipologia del conflitto: armi troppo potenti per un combattimento a campo aperto, ma non abbastanza per entrare nel territorio avversario. Il gioco delle alleanze allarga il campo – e allunga le trincee – in tutta Europa: entra la Turchia, l’Austria, la Russia e molti altri alleati minori. La guerra prosegue su fronte occidentale (Ger-Fra) e il fronte orientale (Ger/Aus – Rus). Vengono conquistate dalle truppe tedesche la Polonia, la Serbia e il Belgio. Ma il grande attacco lanciato nel 1916 nella zona di Verdun viene respinto dai soldati dell’Intesa (si chiama così il fronte di alleati costruito intorno a Francia e GB). Siamo nella primavera, in estate invece c’è la controffensiva per alleggerire il fronte lungo il corso della Somme (tra l’altro la prima battaglia che vide impiegati dei rudimentali carri armati). La dimensione della carneficina prodotta dalla guerra sta tutta nei numeri di queste due battaglie: circa 600.000 a Verdun, più di 1 milione per la Somme.
Nel fronte sud, senza ripetere gli stermini del nord Europa, la battaglia si svolgeva lungo il corso impervio delle Alpi – tra ITA e impero Austroungarico – con una leggera supremazia austriaca.
Le difficoltà della GER a portare a termine la guerra convinsero il Kaiser a cambiare i vertici militari: vi giunsero due nomi importanti per la storia seguente del paese Paul von Hindenburg e Eric Ludendorff. Ma le cose non cambiarono.
La svolta l’abbiamo nel 1917 con l’ingresso in guerra degli Stati Uniti. Evento ancora oggi legato ad una serie di leggende su questo inspiegabile ritardo, ma comunque indotto dalla guerra sottomarina che la GER conduceva per impedire i rifornimenti navali ai paesi dell’Intesa. L’affondamento di convogli statunitensi dette la motivazione per un coinvolgimento della potenza americana a fianco degli inglesi. Il 6 aprile 1917 il presidente Woodrow Wilson dichiarò guerra alla Germania. La propaganda diceva che combattere in Europa servisse per sostenere la libertà e la democrazia, ma c’erano anche interessi economici vitali per il paese: i crediti verso l’Europa occidentale e la possibilità di mantenere e allargare il commercio internazionale.
Nel giro di pochi mesi però le cose si mettono bene per i tedeschi. La Russia collassa, l’esercito va in rotta e Pietrogrado (allora capitale imperiale, oggi San Pietroburgo) sembra sull’orlo della rivoluzione. Ad ottobre gli austriaci sfondano il fronte di Caporetto e penetrano in tutto il Friuli e il Veneto. La caduta dell’Italia è sventata dalla resistenza sul Piave. In questo anno, in tutti gli eserciti, cresce il fenomeno della diserzione e del rifiuto della guerra. La rivoluzione d’ottobre accenderà ulteriormente la miccia dell’internazionalismo pacifista.
1918
A marzo c’è la firma di Brest-Litovsk per la pace separata tra GER e RUS. Tutto l’esercito tedesco marcia su Parigi, ma l’Intesa ricca di rifornimenti made in Usa tiene bene in quella che è conosciuta come 2ª battaglia della Marna. In estate inizia la controffensiva decisiva. Lo stesso fa l’Italia contro le truppe austriache. A settembre con un milione di americani in suolo europeo la guerra è decisa. L’11 novembre lo stato maggiore tedesco si arrende a inglesi francesi e americani.
L’Italia in guerra
Nel 1914 l’Italia è neutrale. La triplice alleanza era ormai lettera morta; nessun altro trattato era stato sottoscritto. Una situazione che oggi appare di grandissimo vantaggio, ma che all’epoca diede vita ad un dibattito durissimo, innescato dagli interessi delle grandi lobbies industriali e finanziarie. Da una parte c’erano i nazionalisti e i futuristi, intellettuali e studenti, dall’altra i neutralisti classe operaia e partito socialista. I liberali di sinistra sostenevano un’ingresso in guerra dalla parte della Gran Bretagna e della Francia. Ma fu il re – approfittando della caduta del governo Giolitti (contrario all’entrata in guerra) – a stipulare a Londra nell’aprile 1915 un patto segreto per aprire un fronte sud contro gli imperi centrali. Cosa ottenne in cambio? Poco. Il sud Tirolo e l’Istria. Gli imperi centrali, con cui lo Stato Maggiore aveva trattato un possibile accordo prima di propendere per l’offerta inglese, offrivano quasi la stessa cosa (Savoia anziché Tirolo). Il 24 maggio l’Italia entrò solennemente in guerra.
Il primo ministro era Salandra; il generalissimo Cadorna. Il fronte di guerra su cui mandare migliaia di ragazzi si dispiegò lungo tutte le alpi orientali Trentino, Veneto e Friuli. L’esercito si dimostrò inadeguato alla guerra da trincea, con soldati male addestrati (e pochissimo motivati) e attrezzature obsolete. Quando nel 1917 l’Austria lanciò l’attacco con i gas chimici e una tattica di aggiramento il fronte di Caporetto fu sfondato e gli italiani ripiegarono per centinaia di chilometri. La linea del Piave funzionò da argine – siamo in ottobre con il fiume in piena - per bloccare l’invasione austriaca. La disfatta porta al cambio di governo e dei vertici militari. Orlando è il primo ministro, Diaz il capo di stato maggiore. Nell’estate del 1918 c’è la controffensiva vincente. La resa austro-tedesca del 3 novembre pone fine al conflitto. Per l’Italia una vittoria amara, con 600 mila morti, altrettanti feriti gravi e un’economia allo stremo. L’unica speranza era racchiusa nella partecipazione, come stato vincitore, al tavolo di pace di Versailles.
Conferenza di Pace
Il 18 gennaio 1919 si apriva, nella reggia di Versailles, la conferenza di Pace per stabilire gli assetti del dopoguerra. Ogni stato aveva obiettivi diversi:
FR – umiliare la Germania
GB – spartirsi le colonie della Germania e i territori neutrali
USA – favorire il commercio internazionale
ITA – annettersi territori limitrofi e dominare nel Mediterraneo
Orlando, rappresentante dell’Italia, fu emarginato immediatamente. Si affermò la volontà francese di umiliare la Germania con condizioni durissime: i confini furono riportati a quelli del 1871, con l’annessione dell’Alsazia Lorenza e l’occupazione militare della Rhur. Le colonie furono tutte perse. Ma la vera tragedia furono i risarcimenti di guerra, che obbligarono il nuovo governo socialdemocratico a una politica di ristrettezze assurda.
L’impero austro-ungarico fu smembrato e la corte asburgica esautorata. Nacque la repubblica austriaca su un territorio grande circa 1/6 dell’impero ottocentesco. Anche la Turchia perse tutto l’impero, e rimase confinata nella penisola dell’Anatolia. I contesi stretti di Dardanelli furono dichiarati liberi per tutti, ma sotto controllo formale della GB.
Rivoluzione russa
Torniamo al 1915. La Russia zarista era l’anello autocratico dell’alleanza dei paesi liberali. Un paese attraversato da problemi di sviluppo giganteschi, che furono amplificati in modo drammatico dallo scoppio del conflitto mondiale. L’evoluzione politica non seguì il corso classico dei paesi europei. Una ragione risiede nella composizione sociale.
La borghesia era ridotta a poche migliaia di rappresentanti e tutti legati all’aristocrazia zarista. Quella che normalmente era un centro progressista, in Russia era in realtà un ulteriore versione di conservatorismo. Nel 1915 fu eletta una Duma (parlamento) con compiti consultivi, la quale chiese alcune timidissime riforme. Lo zar, Nicola II, viveva racchiuso nelle sue dimore ed era talmente screditato che in molti pensavano alla sua sostituzione. La crisi innescata dalla guerra rese le condizioni di vita delle masse praticamente insostenibile. Nel febbraio 1917 iniziarono imponenti manifestazioni di protesta. Ne presero la guida i partiti di sinistra: i socialdemocratici (in realtà comunisti radicali) e i social rivoluzionari (partito socialista dei contadini). Come strumento di opposizione riesumarono i consigli di fabbrica i SOVIET, ora estesi anche a contadini e soldati. Per non essere affossati insieme allo zar, i rappresentanti borghesi esautorarono lo zar e assunsero il controllo del governo. Karenskij – un liberale di sinistra – entrò nel governo pur essendo molto vicino agli ambienti dei soviet. Altri rappresentanti di prestigio erano L’Vov e Miljukov contrari alla pace con la Germania e alla riforma agraria.
La discussione sul nuovo assetto istituzionale proseguì per tutta l’estate accanto alle continue sconfitte militari. In seguito ad altre manifestazioni di protesta fu varato un secondo governo provvisorio. Ma il vuoto di potere era così forte che il Soviet di Pietroburgo decideva insieme alla Duma le scelte di politica generale. L’Vov era il premier e molti ministri erano socialisti.
Nessuno aveva il coraggio di fare le due cose desiderate dalla massa: la pace e la riforma agraria.
Fu un piccolo partito comunista a guidare il fronte della protesta contro la politica del governo borghese: l’ala sinistra del partito socialdemocratico guidata da Lenin e Trokji, detti bolscevichi. La figura chiave della rapidissima espansione dei bolscevichi fu quella di Ilic Lenin. Rientrato dalla Svizzera (con l’aiuto dei tedeschi) Lenin presentò le sue tesi di aprile come un programma politico per il paese:
1. Fine immediata della guerra imperialista
2. Potere al proletariato (operai e contadini)
3. Nessun appoggio al governo borghese
4. Conquistare la maggioranza nei Soviet
5. Affermare il potere di democrazia diretta dei Soviet sul modello della Comune di Parigi
6. Espropriazione delle terre ai grandi proprietari
Era una proposta realistica, su cui lottare da subito. Gli altri partiti erano meno lineari nelle posizioni.
Con le sommosse di agosto cadde il governo e fu sostituito dall’esecutivo a guida Karenskij. Indeciso se proclamare la repubblica e allearsi ai bolscevichi, oppure perseguire la linea borghese e sopprimere le manifestazioni antigovernative Karenskij riuscì a inimicarsi tutti i partiti presenti in Russia.
A settembre i Soviet di Mosca e Pietroburgo diedero la maggioranza ai bolscevichi, aprendo così alla prospettiva di un colpo di mano. L’insurrezione fu preparata in segreto anche se in molti si aspettavano la presa del potere. A condurre le operazioni fu il comitato centrale del partito bolscevico con affiliati in tutti i settori delle forze armate russe (ci si riferisce sempre alle metropoli Mosca e San Pietroburgo, all’epoca Pietrogrado). Il 24 e 25 ottobre le guardie rosse (la milizia del partito) occuparono senza difficoltà il Palazzo d’Inverno, sede del governo. Al congresso del Soviet gli altri partiti socialisti non approvano la presa del potere. Da quel momento le sorti della Russia sono tenute dal governo provvisorio composto da “commissari” dei partiti proletari.
Il primo passo del governo a guida bolscevica fu l’apertura di una trattativa di pace separata con la Germania. Nel frattempo andava guadagnata la fiducia in tutto il paese. Le resistenze furono molte. Mosca riconobbe il nuovo potere il 15 novembre, nel resto del paese la situazione restò fluida e in molti casi si ebbero scontri a fuoco tra le diverse fazioni. A gennaio 1918 erano previste le elezioni per l’assemblea costituente a suffragio universale. A sorpresa non vince il partito bolscevico ma il partito socialrivoluzionario, molto più moderato e riformista. Lenin non accetta di lasciare il potere e scioglie l’assemblea. Secondo lui il nuovo potere doveva venire dai Soviet e non dal parlamento: lì in effetti i bolscevichi avevano la maggioranza (votavano solo le categorie proletarie con una logica di delega e non di rappresentanza).
Pace di Brest-Litovsk – marzo 1918, pace separata con la Germania. La storia della Russia si separa da quella del restante continente europeo. Una strada che si ricongiungerà solamente nel 1989.
Il primo dopoguerra
GB – è il paese messo meglio, grazie alle colonie. Inoltre dai trattati di Parigi ha acquisito il controllo di territori ricchissimi di petrolio, la nuova fonte di ricchezza energetica. In politica interna le elezioni premiano i liberali che formano il governo in coalizione con i conservatori. In crescita il partito laburista, che si appoggia anche alle forti organizzazioni sindacali: è una sinistra che non mette mai in discussione il sistema capitalista. Un caso quasi unico in Europa. L’economia però va male, l’industria si scopre vecchia e l’export si salva solo grazie alle dominions.
FR – La crisi favorì le rivendicazioni del sindacato CGT: furono concesse le otto ore di lavoro e molto altro. Nasce anche il partito comunista francese (PCF) che aumentò l’opposizione al governo di centro destra.
GER – Il paese uscì distrutto dalla guerra. Il re in fuga, rimasero in piedi lo Stato Maggiore (ovvero la gerarchia militare) e le organizzazioni di sinistra: SPD, sindacato, KPD (comunisti). In questo clima di smobilitamento viene proclamata la repubblica: è il 9 novembre 1918. Il governo provvisorio vede la compartecipazione del partito socialdemocratico SPD, dei militari e dei conservatori. I comunisti intanto aumentano consensi e forza. Guidati da due intellettuali di statura mondiale Rosa Luxemburg e Liebknecht iniziano una serie di manifestazioni antigovernative che fanno pensare ad una possibile insurrezione. La reazione è durissima: repressione nelle strade di Berlino e Monaco e assassinii eccellenti: prima Liebknecht, poi Luxemburg, quindi Eisner guida del partito comunista a Monaco. La capitale della Baviera ad aprile proclama la “repubblica dei soviet”, un’esperienza finita nel sangue già a maggio. Nel frattempo si era votato; le elezioni del gennaio avevano decretato il successo del SPD (37%) che guidarono così il primo governo della cosiddetta repubblica di Weimar (cittadina in cui fu presentata la Costituzione) insieme a cattolici e liberali democratici. Presidente della Repubblica fu Erbert, anch’egli socialdemocratico. Il nuovo assetto prevedeva una struttura federata in 17 lander, un Reichstag con potere legislativo e di nomina del primo ministro (cancelliere) e un presidente della repubblica (kaiser) eletto direttamente con ampi poteri. Già nelle elezioni del 1920 i socialisti persero consensi, e il governo passò ad una guida di centro.
AUSTRIA – Perso tutto l’impero e decaduto il potere della corona degli Asburgo, viene proclamata la repubblica. Anche qui il partito maggiore è il socialdemocratico.
UNGHERIA – Nuovo stato, e nuova repubblica parlamentare. Strutture statali deboli, e così i comunisti seguendo l’esempio russo proclamano la presa del potere da parte dei Soviet. A guidare la rivolta è Bela Kun carismatico leader comunista. Si scatena la guerra civile, vinta dai controrivoluzionari grazie all’aiuto militare di cechi, romeni e altri combattenti stranieri. Dopo un periodo di terrore rosso, si scatenò il terrore bianco. Nel 1920 fu ripristinata la monarchia.
TURCHIA – doveva essere spartita tra i vincitori, ma i nazionalisti di Kemal Ataturk si oppongono con le armi alle truppe straniere. Ottengono la revisione dei trattati firmati dal Sultano e nel 1923 nasce la repubblica con Kemal Ataturk eletto presidente. Uno stato laico e una popolazione islamica. Per gli alleati andava bene in ottica anti-bolscevica (isolare la Russia) e per aver risolto l’annosa questione degli stretti, che vennero aperti per tutti. L’Italia riuscì a mantenere il Dodecaneso (Rodi e altre isole).
1. Borghesia forte, economicamente e culturalmente
2. Fronte anticapitalista diviso tra socialisti e comunisti, riformisti e rivoluzionari
3. Consenso popolare anche per i partiti cattolici (non c’era unità nei ceti sociali poveri)
4. Movimenti nazionalisti antisocialisti in crescita di consenso
III internazionale
Nasce nel 1919 per volontà dei bolscevichi. Sostituisce la gloriosa II internazionale, crocevia e laboratorio di idee di mezzo secolo di socialismo. Questa assemblea era invece una internazionale comunista a pensiero unico, quello del partito bolscevico. Infatti i riformatori e i fautori di un socialismo da realizzare tramite il sistema parlamentare furono espulsi dall’assemblea. In breve tempo diventa uno strumento con cui i bolscevichi controllano i partiti comunisti di tutto il mondo.
ITALIA
I trattati di Versailles ebbero un esito umiliante per l’Italia. La stampa parlò di vittoria mutilata, senza neppure la città di Fiume e la Dalmazia. Si creò un clima di confusione istituzionale e tensioni crescenti tra pulsioni popolari opposte. La sinistra acquisì grande forza, il partito popolare divenne riferimento dei ceti medi moderati, mentre cresceva in ambienti importanti il fascino della politica nazionalista di estrema destra. Il 21 gennaio 1921 il PSI si spacca e nasce a Livorno il Partito Comunista Italiano guidato da Amedeo Bordiga, Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti. A differenza dei socialisti, conquistati all’idea del riformismo parlamentare, gli esponenti di “Ordine Nuovo” (la corrente di sinistra del Psi prima della scissione, che operò dal '19 al '21) pensavano ad un processo rivoluzionario costruito sul modello dei soviet.
Nel 1919 un ex socialista, Benito Mussolini, fonda i fasci di combattimento, ottenendo clamorosamente generosi sostenitori tra industriali e agrari. Iniziano le azioni intimidatorie verso il mondo socialista, compiute in un contesto di incredibile impunità. Ad aprile viene incendiata la sede dell’”Avanti” il quotidiano socialista. Nell’estate ci sono violente manifestazioni con l’occupazione delle terre al sud e saccheggi dei negozi nelle città. In molti chiedevano reazioni dure. Ma le elezioni danno un esito inedito; il PSI è il primo partito (32%) il partito popolare al 20% e poi gli altri moderati e conservatori.
Giolitti tornò alla guida del governo, e promosse alcune riforme in senso democratico (fiscalità più estesa per alcuni programmi di assistenza). Risolve la questione di Fiume – occupata da un anno da D’Annunzio con un manipolo di uomini armati – lasciandola alla Jugoslavia ma ottenendo in cambio Zara. Sia in politica interna che in politica estera creò molti malumori.
Nell’estate 1919 nascono i primi soviet anche in Italia. Letteralmente sono i Consigli di Fabbrica e così si presentano a Torino. La situazione precipita nel 1920 con l’inasprimento dei rapporti, gli scioperi e la serrata dell’Alfa Romeo di Milano. La FIOM decise l’occupazione, che si propagò in centinaia di fabbriche del nord. PSI e sindacato non ebbero il coraggio di proclamare lo stato rivoluzionario, così il temporeggiamento di Giolitti portò ad una soluzione indolore della crisi. Evitò l’uso della forza, un grande merito disprezzato da tutti. La sinistra del Psi rompe con il partito e fonda il PCI, mentre la borghesia non si sente abbastanza protetta dai liberali e dai moderati di centro e inizia a simpatizzare per i giovani fascisti che da qualche tempo si stanno mettendo in luce per la spregiudicatezza e la violenza delle azioni contro i socialisti.
La piccola età dell’oro: 1921-1929
Il dopoguerra segna uno stallo economico che pare irreversibile; le economie nazionali si chiudono nel protezionismo peggiorando le cose. L’inflazione diventa un male cronico, la disoccupazione dilaga. Dal 1922 la ripresa in Usa aiuta tutti. Soprattutto aiuta la GER che viene beneficiata con prestiti imponenti a medio e lungo periodo. Ma nel 1929 – a partire dal 24 ottobre – i nodi di una produzione non sostenuta da una adeguata distribuzione della ricchezza vengono al pettine: crollano i titoli di borsa di Wall Street. Nel giro di poche settimane la finanza mondiale va in collasso. Ma vediamo nel dettaglio le vicende del gigante d’oltreoceano, già da un decennio prima economia del mondo.
Dopo il presidente Wilson troviamo Harding, un repubblicano che favorisce i grandi monopoli e si caratterizza per uno strenuo isolazionismo. Nel 1921 viene addirittura varato un piano di contrasto all’immigrazione: aumenta l’odio xenofobo e razzista con la rinascita del ku klux kan. Nel 1920 viene istituito il proibizionismo per la vendita e il consumo di bevande alcoliche; un provvedimento che durerà fino al 1933 quando fu revocato visti i disastrosi risultati ottenuti (l’esplosione dell’illegalità e della criminalità organizzata di stampo mafioso). Sono anni di crescita disomogenea, un capitalismo dai grandi profitti, dai grandi monopoli, dalle grandi rendite borsistiche. Anche i salari crescono, ma non in proporzione.
1929: perché la crisi?
In Usa i redditi erano troppo bassi per sostenere una produzione così alta (scarsa la crescita dei consumi) e gli scambi internazionali non erano a un livello accettabile per le dimensioni dell’economia americana. Così gli investimenti si concentrarono in bolle speculative e in settori sicuri che – ad un certo punto – fecero crac! A un certo punto il timore di recessione si trasformò in panico: la borsa di wall street crollò e si innescò una reazione a catena mai vista prima: migliaia di licenziamenti e abbassamento dei salari, che causarono un’ulteriore riduzione dei consumi.
Il mito delle Corporation svanisce e solo l’intervento massiccio dello stato salva il sistema capitalista. Il giovane e brillante economista Keynes scrive un saggio illuminante intitolato “la fine del laissez-faire”. Questi sconquassi si riflettono nelle elezioni del 1932 in cui vince un democratico progressista: Frank Delano Roosevelt. Il nuovo presidente chiede poteri speciali per agire in tempi brevi contro la crisi e vara un team di esperti “brain trust” capaci di progettare e applicare una ricetta innovativa per il mondo capitalista anglosassone: il NEW DEAL.
Prima viene sostenuta la deflazione (per ripagare i debiti), poi inflazione controllata (per aumentare i consumi). Quindi viene varato un piano fiscale di aumento delle tasse – per i ceti benestanti – allo scopo di finanziare imponenti programmi di lavori statali e di aiuti al settore agricolo e alle piccole imprese. Anche i sindacati vedono rafforzato il loro ruolo.
Nel 1935, quando la ripresa inizia a dare i primi segnali concreti, viene avviata la seconda fase del New Deal: un piano di assistenza sociale statale, grandi opere infrastrutturali (strade, dighe, ponti, ferrovie), scuole e ospedali per l’intera popolazione. Con Roosevelt è lo stato a fare da garante nel rapporto tra i grandi gruppi monopolistici e i cittadini.
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Collegamenti:
[1] https://www.amazon.it/Storia-contemporanea-Appunti-presente-Edizione-ebook/dp/B08JQM5D4R/ref=sr_1_2?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&dchild=1&keywords=david+mugnai&qid=1600961752&sr=8-2
[2] http://it.wikipedia.org/wiki/Gavrilo_Princip
[3] https://www.amazon.it/Storia-contemporanea-Appunti-presente-Edizione-ebook/dp/B08JQM5D4R/ref=sr_1_3?dchild=1&qid=1601904452&refinements=p_27%3ADavid+Mugnai&s=books&sr=1-3